NOTIZIARIO DEI LAVORI
PARLAMENTARI
a cura di Maurizio
PICCA
aprile 2003
Riorganizzazione del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali
Da una prima lettura del nuovo organigramma del
Ministero per i Beni e le attività Culturali, voluta fortemente dal Ministro
Urbani, emerge un forte accorpamento delle decisioni di indirizzo e gestione
del nostro patrimonio artistico, culturale, monumentale e paesaggistico con il
fortissimo rischio di aprire, anche in questo campo, numerosi contenziosi tra
Regioni, Enti locali e il Ministero
la
riorganizzazione in pillole:
A via del Collegio Romano si va profilando il nuovo volto, ad immagine e somiglianza di Urbani, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Il titolare del Ministero procede assolutamente di nascosto sulla scorta della delega, conferitagli dal Parlamento il 6 luglio 2002.
Ma un quadro attendibile della nuova veste del Ministero è già desumibile, fatto salvo variazioni o aggiustamenti dell’ultima ora.
Da questo quadro emerge innanzitutto la volontà di accentrare nelle mani del Ministro tutte le decisioni e di non lasciare nulla al tanto decantato federalismo Berlusconiano.
Dal nuovo organigramma sparisce il Segretariato Generale, l’Ufficio che ha compito quello di occuparsi della gestione del personale, dei corsi di formazione, dell’aggiornamento, dei rapporti con Enti locali e imprese.
Mentre al tempo stesso vengono istituiti quattro nuovi Dipartimenti, i cui responsabili saranno nominati direttamente dal Ministro. Uno di questi dipartimenti sostituirà il Segretariato Generale, avrà due Direzioni Generali.
Un secondo Dipartimento accorperebbe tre Direzioni Generali: ai Beni architettonici, ai Beni archeologici, ai Beni artistici e storici. Terzo Dipartimento sarà quello che si occuperà degli Archivi e delle Biblioteche, con la Direzione Generale dei Beni archivistici, a cui farà capo l’Archivio centrale dello Stato e quella per le biblioteche.
Il quarto Dipartimento, per lo spettacolo, accorpa quattro Direzioni Generali: cinema, teatro, spettacolo dal vivo e sport. Questo Dipartimento dovrà gestire i Fondi per lo spettacolo, il cosiddetto FIS. Bisogna evidenziare, a tal proposito, che la gestione di tali Fondi sono al centro di un forte “Contenzioso” tra la gestione centralista voluta dal Ministro e le richiesta delle Regioni, che appellandosi ai nuovi poteri e alle nuove competenze regionali assegnategli dal modifica del Titolo V della Costituzione, di gestirli in prima persona.
Bisogna anche evidenziare che tale riforma va realizzata senza variazioni di spesa. Se confrontiamo l’impalcatura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali prima e dopo l’attuazione della Riforma emerge che: oggi esiste un Segretariato Generale più dieci direzioni Generali (di cui due si occupano del controllo e del funzionamento interno), tra queste al momento non si è a conoscenza della sorte dell’Ufficio Darc (Direzione per l’architettura e l’arte contemporanea). Sottosegretari, a parte, nel nuovo organigramma del Ministero nel gradino appena sotto il Ministro, si installeranno i quattro nuovi Capi Dipartimento con un potere immenso.
Un altro dei quesiti a cui Urbani dovrà dare risposta, e sul quale manca chiarezza assoluta , riguarda i Poli museali dotati di autonomia e istituiti nel dicembre 2001, Roma, Napoli, Firenze, Venezia e Pompei (anche se questo polo è stato istituito prima del dicembre 2002): se dovranno restare sotto le dipendenze delle Soprintendenze regionali, come tutte Leggi e le norme legislative in materia lascerebbero presupporre, e se i relativi Soprintendenti dovranno rispondere direttamente alle Direzioni Generali o al Ministro, con l’effetto di annacquare, fino a far scomparire, il tanto decantato decentramento e autonomia gestionale. A questo punto conviene aprire un’altra finestra: insieme ai Poli museali nelle quattro città d’arte italiane, sempre nel dicembre 2001, sono state costituite le Soprintendenze “miste” (Stato – regioni) alle quali sono state trasferite competenze, forze, personale. Ora, a poco più di un anno, dalla loro costituzione, si vuole di nuovo riaccentrare tali competenze.
Da una prima, anche se superficiale, lettura del nuovo organigramma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali emerge sostanzialmente che:
1) la cultura torna ad essere subalterna alle scelte economiche generali del nostro Paese;
2) un forte accentramento nelle mani di pochi delle scelte di indirizzo in un campo che dovrebbe essere il nostro “fiore all’occhiello”;
3) l’unificazione tra Beni archeologici e Beni artistici è assolutamente sbagliato e dannoso, per il nostro patrimonio, perché in Italia esiste un patrimonio talmente diffuso, variegato e vasto che avere una sola Direzione Generale potrebbe comportare una gestione del nostro patrimonio meno efficace, più superficiale e meno efficiente.
Organismi
Geneticamente Modificati
Dopo anni di sostanziale contrarietà nei confronti delle biotecnologie applicate all’agricoltura, l’Unione Europea apre, un pericolosissimo, varco introducendo di fatto il concetto che il produttore sarà libero di di scegliere tra culture biotech e quelle tradizionali.
A fronte di questa sostanziale apertura alle biotecnologie applicate all’agricoltura sono in via di approvazione due regolamenti europei:
1) concernente l’etichettatura e la tracciabilità degli OGM negli alimenti. Questo regolamento, quando sarà approvato, introdurrà la soglia del’0,9% di OGM negli alimenti e mangimi. Inoltre dopo l’approvazione sarà automaticamente revocata la moratoria che dal 1998 impedisce l’autorizzazione di nuovi OGM all’interno della Unione Europea
2) concernente la definizione di regole sulla questione legale ed economica della “Coesistenza” tra differenti opzioni produttive
Il fatto grave che non è stato ancora chiarito, in sede Europea, la divisione delle competenze tra Stati membri e Bruxelles. L’orientamento emerso è quello di varare una norma quadro comunitaria e lasciare le norme più specifiche di applicazione ai singoli Stati, i soli a poter introdurre misure efficaci in grado di tenere conto delle esigenze nazionali, regionali e locali.
Per quanto riguarda la
responsabilità legale sugli eventuali danni economici causati da
contaminazioni fra colture, l’intenzione di Bruxelles è di rispettare il
principio di sussidiarietà, accertando in prima battuta la presenza di
adeguate normative negli ordinamenti nazionali
La svolta Europea
in sintesi
1) Moratoria – dal 1998 nell’Unione Europea esiste il blocco dell’autorizzazione di nuovi prodotti OGM per l’agricoltura. Con l’arrivo del regolamento su etichettature e tracciabilità, la moratoria sarà cancellata.
2) Garanzie – l’Unione Europea è convinta che introducendo delle garanzie - per evitare la contaminazione tra le due scelte produttive, saranno fissati vincoli di sicurezza con una norma quadro comunitaria integrata da regole nazionali - si eviteranno contaminazioni tra le differenti colture. Inoltre sulla base di accordi locali sarà possibile dichiarare alcune aree OGM – free, ma questa deroga non potrà essere applicata all’intero territorio di uno Stato membro
3) Sementi – si sta lavorando, a Bruxelles, ad un regolamento che fisserà soglie di tolleranza per la contaminazione accidentale delle sementi. Questo è un grande problema che proprio nel nostro Paese ha portato, giustamente, alla distruzione di alcuni raccolti di mais provenienti da sementi contaminate
Riepilogo
degli Organismi geneticamente modificati nell’agricoltura - Il peso delle
coltivazioni geneticamente modificate nel mondo – Anno 2002
Superficie (milioni di
ettari) |
|||
|
Totale |
Geneticamente
modificato |
Percentuale
Geneticamente modificato |
Soia |
72 |
36 |
50 |
Mais |
140 |
12 |
9 |
Cotone |
34 |
7 |
20 |
Colza |
25 |
3 |
12 |
Totale |
271 |
58 |
21 |
Agricoltura
Un Patto tra
agricoltura e distribuzione
Il mondo agricolo da un lato e quello della distribuzione dall’altro sono due grandi realtà economiche difficili da conciliare, e tuttavia obbligate a convivere e operare per il marcato intreccio di interessi che li coinvolge e accomuna. E’ un fatto che il 90% della produzione agricola nazionale, che nel 2002 ha sviluppato una Plv di 48 miliardi di euro, passa attraverso il canale del commercio nel suo complesso, lasciando il rimanente all’autoconsumo. Eppure è risaputo che tra mondo produttivo e distributivo non c'è’ mai stato un grande feeling. Ora però queste differenze di difficile definizione non hanno più senso di esistere. E’ tempo di cercare di approcciare un dialogo che se finora è mancato, o è avvenuto in modo disarticolato e con effetti non sempre lineari, non vuol dire che non sia necessario. Nella convinzione che con una maggiore intesa tra i due soggetti possano aumentare anche le opportunità di crescita per entrambi.
Prende spunto da queste considerazioni la proposta che il Ministro delle Politiche Agricole, Giovanni Alemanno, ha rivolto da Fieragricola di Verona agli uni e agli altri per riaprire un progetto del quale già si era parlato, ma che era passato in secondo piano proprio per quella sorta di diffidenza che ha impedito il dialogo oggi chiesto da tutti. Si tratta di un patto tra “Agricoltura e Distribuzione” sulla “Qualità Italia” con il quale si dovrà cercare la promozione dei prodotti agroalimentari del made in Italy sui banche di supermercati e ipermercati.
Per conoscere i tempi e
modalità dell’iniziativa basterà attendere il “Tavolo Verde” indetto
dal Ministro per giovedì 13 marzo, un confronto al quale dovrebbe seguire
l’incontro con la grande distribuzione.
Regione Marche -
stop all’olio tartufato
Con questo provvedimento la regione Marche intende difendere il suo tartufo dalle imitazioni e dalle contraffazioni. E al tempo stesso vuole, tramite questo provvedimento legislativo, mettere in guardia il consumatore da derivati del tartufo che sfruttano questo straordinario prodotto con metodi di produzione di sintesi. Per questi motivi ha deciso di varare una norma che prevede, tra gli altri vincoli in modo da difendere un prodotto unico e importante, anche l’istituzione di un marchio di identità dei tartufi prodotti nella regione. All’atto della cessione il cercatore di tartufi deve dichiarare, per ogni lotto o esemplare:
1) la specie
2) la zona e la data di raccolta
3)
il numero e il peso complessivo degli esemplari
Energia
Acquirente unico
non sarà cancellato
Enel “Strapotente” ancora per molti anni, avverte il Presidente dell’Antitrast, Giuseppe Tesauro. La liberalizzazione dell’energia andrà accudita e guidata ancora a lungo, aggiunge sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Authority di settore, Pippo Ranci. Concorda, Stefano Saglia, relatore alla Camera del disegno di Legge sul riassetto delle Politiche energetiche predisposto dal Ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano.
In sintesi queste sono le
conclusioni, l’acquirente unico, nuovo e già traballante organismo studiato
per tutelare i consumatori contrattualmente più deboli nella futura Borsa
elettrica, non sarà eliminato prima di nascere, come pensava il Governo
Berlusconi.
Unione Europea
Le analogia della
Riforma Moratti con le altre riforme Europee
In diversi Paesi dell’Unione
europea si sta lavorando alla riforma completa dell’Istruzione. L’Italia,
purtroppo, è al terzo posto dopo la Gran Bretagna e la Spagna in questa
speciale classifica. Riforme parziali, “di obiettivo”, stanno avvenendo
anche in Germania e in Francia.
In sintesi
1) Autonomia gestionale e didattica alle scuole pubbliche (GB e Italia dal 1/09/2000)
2) Transito dopo i 14 anni all’istruzione professionale (GB e Italia)
3) Crediti accumulati dallo studente sia nell’educazione formale – scuola – sia in quella informale – sistema formativo (GB e Italia)
4) Apprendimento di una seconda lingua per tutti gli studenti (GB e Italia – lingua inglese)
5) Creazione di scuole speciali (Academies) per studenti super dotati e di talento (GB)
6) Pari dignità tra l’istruzione scolastica secondaria (11 – 16 o 18 anni) e la formazione professionale (GB, Italia, Spagna e Francia). Divisione del Monte ore tra gli standard nazionali e quota delle Regioni (Italia, Spagna, GB per il solo Galles e Irlanda del nord)
7) Diritto – Dovere all’istruzione fino a 18 anni, comunque fino al conseguimento di una qualifica professionale (Italia e Spagna)
8) Revisione dei curricoli nelle secondarie superiori (Italia e Francia)
9) Pari dignità ai docenti di religione (Spagna, Italia, legge in seconda lettura al Senato)
10) Alfabetizzazione linguistica per studenti extracomunitari (Spagna , Francia e Italia non istituzionalizzato ma reso possibile solo dall’autonomia scolastica)
11)
Reintroduzione della bocciatura nella scuola elementare e media
(Spagna)
Infrastrutture
Approvato il progetto
preliminare della Pedemontana Lombarda (3 miliardi di euro). Approvati anche i
piani su Frejus, accessi a Malpensa, Fiera Milano e la Napoli – Salerno.
Questo è il pacchetto di interventi infrastrutturali per 3,9 miliardi di euro
approvati dal Cda dell’Anas.
In sintesi
1) Pedemontana Lombarda oltre 3 miliardi di euro il costo dei lavori
2) Galleria di sicurezza del Traforo del Frejus oltre 274,4 milioni di euro il costo dei lavori
3) Due opere relative all’accessibilità dell’aeroporto di Malpensa oltre 308 milioni di euro il costo dei lavori
4) Opere di collegamento al Polo Fieristico Milanese di Rho – Pero oltre 262,6 milioni di euro il costo dei lavori
5) Progetto esecutivo per l’ammodernamento della Napoli – Pompei – Salerno oltre 70,8 milioni di euro il costo dei lavori
Protezione Civile
Scorie Materiali
Nucleari
Il generale Carlo Jean, presidente della Sogim, è stato nominato commissario delegato con il compito di garantire la messa in sicurezza dei materiali nucleari ancora presenti sul nostro territorio nazionale e la predisposizione dei piani per l’avvio delle procedure di smantellamento delle centrali elettronucleari, assicurando i necessari coordinamenti tra le forze di polizia e le forze armate. Questo è quanto prevede l'Ordinanza di Protezione Civile, firmata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, per la messa in sicurezza delle scorie nucleari nell’ambito delle “iniziative da assumere nell’interesse essenziale della sicurezza del nostro Paese”
Federalismo
Nuovo scontro tra
Stato e Regioni sull’attuazione del Federalismo
La pur breve strada del federalismo è lastricata di
altisonanti dichiarazioni di intenti e di molto più pratiche difficoltà di
tradurle in pratica. Soprattutto sul fronte delle competenze
"concorrenti", dove allo Stato spetterebbe sancire i princìpi
generali e alle Regioni regolamentarli. Sulla carta è tutto chiaro, ma poi
nessuno conosce bene il da farsi. Il contenzioso davanti alla Corte
costituzionale, cresciuto rispetto al 2001, ne è un chiaro segnale. Così
come sono emblematici altri episodi. Uno per tutti: l'escamotage trovato dal
ministero dei Beni culturali per l'assegnazione delle risorse del Fondo unico
per lo spettacolo. D'altra parte, i diretti interessati, cioè i responsabili
delle amministrazioni regionali, si muovono in ordine sparso. C'è chi
rivendica maggiori competenze esclusive, chi invita alla prudenza, chi ammette
che c'è grande confusione. Una situazione che non troverà soluzione tanto
presto. La riforma del Titolo V della Costituzione, varata nella precedente
legislatura, è operativa da più di un anno e l'unico aggiustamento possibile
in tempi brevi è quello contenuto nel disegno di legge La Loggia, che però
non interviene in modo diretto sulla spinosa questione delle competenze
statali e regionali. Materia, invece, affrontata con rozzezza e superficialità
dalla scarna proposta del Ministro delle Riforme istituzionali, Umberto Bossi:
un solo articolo per dire che sanità, organizzazione scolastica e polizia
locale diventano settori esclusivi di intervento delle Regioni. Trattandosi,
però, di un disegno di legge costituzionale, i tempi per l'approvazione si
allungano notevolmente. Senza considerare che la proposta di Bossi ha diviso
la stessa maggioranza, con i centristi contrari a mandare avanti in Parlamento
la sola devolution senza rimettere mano al Titolo V. L'accordo è stato, però,
raggiunto. Nel Polo si sta lavorando a un disegno di legge che dovrebbe
contenere il federalismo targato Lega e la riforma della riforma del Titolo V.
La proposta sarà fatta propria dal Governo e dovrebbe vedere la luce in
concomitanza con le votazioni sulla devolution alla Camera. Dunque, tra fine
marzo e inizio aprile. Intanto si va avanti con il federalismo costruito a
colpi di ricorsi e di pareri del Consiglio di Stato.
L’attività
legislativa in materia di Federalismo
1) Legge n° 3 del 18 ottobre 2001 – E’ la riforma del Titolo V della Costituzione, prevede in particolare le materie esclusiva competenza statale, quelle di legislazione concorrente (lo Stato fissa i principi mentre la podestà legislativa è delle Regioni) e quelle in cui le Regioni hanno competenza legislativa esclusiva
2) Disegno di Legge “La Loggia” A.C. 3590 – Già approvato al Senato ora è all’esame della Commissione Affari Costituzionali della Camera. Si tratta di un atto legislativo ordinario che attua la riforma del Titolo V della Costituzione
3) Disegno di Legge “Bossi” A.C. 3461 – E’ il disegno di Legge costituzionale sulla devolution, già approvato dal Senato ora è all’esame dell’Aula di Montecitorio. Con questo disegno di Legge si vuole concedere alle Regioni la competenza legislativa esclusiva su Sanità, sulla Organizzazione scolastica e definizione dei programmi formativi di interesse regionale e sulla Polizia locale
4) Riforma della riforma – questa idea del Governo, che deve ancora essere tramutata in un disegno di Legge, dovrebbe contenere sia il disegno di Legge “La Loggia” e il disegno di Legge “Bossi”