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LEXAMBIENTE Rivista giuridica a cura di Luca Ramacci - ISSN 2499-3174
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Rifiuti. Materiale da scavo

Dettagli
Categoria principale: Rifiuti
Categoria: Consiglio di Stato
Pubblicato: 06 Marzo 2025
Visite: 846

Consiglio di Stato Sez. II n. 865 del 4 febbraio 2025
Rifiuti.Materiale da scavo

La tesi secondo cui il materiale impiegato nel ciclo produttivo di un’impresa deve essere qualificato come materia prima anche se scaturisce, quale elemento di risulta, dal ciclo produttivo di un’altra impresa, è smentito dal dato normativo. L’art. 185, comma 4, d.lgs 152/2006 prevede, in particolare, che “il suolo escavato non contaminato e altro materiale allo stato naturale, utilizzati in siti diversi da quelli in cui sono stati escavati, devono essere valutati ai sensi, nell’ordine, degli articoli 183, co. 1, lettera a), 184 bis e 184 ter”. Sulla base della disposizione sopra citata, l’individuazione del regime giuridico del materiale da scavo presuppone la previa qualificazione del medesimo quale rifiuto, sottoprodotto o materiale che ha cessato di essere tale, secondo il seguente ordine: a) in via preliminare, occorre valutare se esso costituisca rifiuto ai sensi dell’art. 183, comma 1, lettera a), ossia se si tratti di materiale “di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi”; b) in caso di esito negativo dell’accertamento sub a), occorre valutare se costituisca un sottoprodotto ai sensi dell’art. 184 bis in quanto: b.1) è originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale materiale; b.2) è certo che sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi; b.3) può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale; b.4) l’ulteriore utilizzo è legale; c) ove siano soddisfatti i requisiti sub b) il materiale da scavo, ottenuto come sottoprodotto, può essere utilizzato per reinterri, riempimenti, rimodellazioni e rilevati purché siano rispettate le condizioni stabilite dall’art. 186 ratione temporis vigente, le quali devono risultare da idoneo allegato al progetto dell’opera, sottoscritto dal progettista (art. 186 comma 4); d) se, invece, il materiale non soddisfa né le condizioni sub a) né quelle b), è possibile escluderne la qualità di rifiuto, sussistendo i presupposti indicati dall’art. 184 ter. In tal caso, potrà essere qualificato come materia prima ed essere reimpiegato senza necessità dell’allegazione di un progetto di riutilizzo.

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Rumore.Requisiti per la configurabilità della contravvenzione di cui all'art. 659 cod. pen.

Dettagli
Categoria principale: Rumore
Categoria: Cassazione Penale
Pubblicato: 05 Marzo 2025
Visite: 808

Cass. Sez. III n. 8076 del 27 febbraio 2025 (Cc 4 feb 2025)
Pres. Di Nicola Est. Liberati Ric. PM in proc. Rosina
Rumore.Requisiti per la configurabilità della contravvenzione di cui all'art. 659 cod. pen.

Ai fini della configurabilità della contravvenzione di cui all'art. 659 cod. pen. non sono necessarie né la vastità dell'area interessata dalle emissioni sonore, né il disturbo di un numero rilevante di persone, essendo sufficiente che i rumori siano idonei ad arrecare disturbo a un gruppo indeterminato di persone, anche se raccolte in un ambito territoriale circoscritto

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Ambiente in genere. Tutela dell'ambiente e del paesaggio

Dettagli
Categoria principale: Ambiente in genere
Categoria: Consiglio di Stato
Pubblicato: 05 Marzo 2025
Visite: 843

Consiglio di Stato Sez. VI n.902 del 5 febbraio 2025
Ambiente in genere. Tutela dell'ambiente e del paesaggio 

Le amministrazioni preposte alla tutela del paesaggio e dell’ambiente esercitano una discrezionalità amplissima, in quanto correlata a valori primari di rango costituzionale ed internazionale, rispetto ai quali la ponderazione degli interessi privati non deve essere giustificata neppure allo scopo di dimostrare che il sacrificio imposto sia stato contenuto al minimo possibile, collocandosi tale valutazione all’interno della tutela costituzionale del paesaggio. Ne consegue che, gravando la tutela ambientale e paesaggistica su un bene complesso ed unitario, anche se non necessariamente omogeneo (non a caso questo termine è stato espunto dalla legge), l’avvenuta edificazione, il degrado, l’antropizzazione di una determinata area non costituiscono ragioni sufficienti per recedere dall’intento di proteggere i valori estetici e culturali ad essa legati, per i profili espressivi di “identità” ambientale, storico e paesaggistica che vi si ritrovano. Il nuovo testo dell’art. 9 Cost., come novellato dalla legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1, depone nel senso della maggiore, e non minore, tutela dei valori ambientali e paesaggistici nell’ottica della salvaguardia delle generazioni future e dello sviluppo sostenibile, sicché l’interpretazione delle disposizioni che disciplinano i procedimenti in materia di ambiente e paesaggio dovrebbe essere orientata nel senso di conseguire tale obbiettivo di fondo e quindi accrescere e non diminuire il livello di protezione effettiva di tali valori

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Urbanistica.Lottizzazione abusiva e legittimità della confisca in caso di prescrizione nonostante l'incompletezza dell'istruttoria  

Dettagli
Categoria principale: Urbanistica
Categoria: Cassazione Penale
Pubblicato: 04 Marzo 2025
Visite: 954

Cass. Sez. III n. 8067 del 27 febbraio 2025 (Up 13 nov 2024)
Pres. Liberati Est. Andronio Ric. De Santis
Urbanistica.Lottizzazione abusiva e legittimità della confisca in caso di prescrizione nonostante l'incompletezza dell'istruttoria  

E' legittima la confisca disposta dal giudice di appello con sentenza che, accerti la sussistenza del reato di lottizzazione abusiva, pur dichiarandone la prescrizione, sulla base delle prove dichiarative o documentali finalizzate all’accertamento dell’esistenza dei suoi elementi oggettivi e soggettivi, acquisite nel contraddittorio delle parti, antecedentemente al maturare della causa estintiva, a nulla rilevando l’incompletezza dell’istruttoria dibattimentale, posto che è sufficiente che vi sia la possibilità, per il giudicante, di decidere allo stato degli atti fino a quel momento acquisiti, stante il divieto di svolgere attività istruttoria integrativa ai sensi dell’art. 603 cod. proc. pen. 

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Urbanistica.Demolizione interventi abusivi eseguiti su suoli del demanio o del patrimonio dello stato

Dettagli
Categoria principale: Urbanistica
Categoria: Consiglio di Stato
Pubblicato: 04 Marzo 2025
Visite: 878

Consiglio di Stato Sez. VII n. 229 del 14 gennaio 2025
Urbanistica.Demolizione interventi abusivi eseguiti su suoli del demanio o del patrimonio dello stato

Nella parte in cui prevede che l’ordine di demolizione, nel caso di interventi abusivi eseguiti su suoli del demanio o del patrimonio dello stato, debba essere rivolto al “responsabile” dell’abuso, l’art.35 del Testo unico dell’edilizia vada letto, anche coordinandolo con le altre disposizioni sanzionatorie del D.P.R. n.380 del 2001, come norma che ricomprende, non solo i soggetti a cui è addebitabile la realizzazione dell’opera sine titulo, ma anche coloro che, non rimuovendola, contribuiscono di fatto a farla indebitamente permanere sul suolo pubblico. A voler diversamente opinare, tutte le volte in cui la persona del proprietario e/o dell’utilizzatore del bene abusivo non coincida con quella del responsabile materiale dell’abuso, l’amministrazione si troverebbe nell’impossibilità di porre rimedio ad una riscontrata situazione di contrasto con la normativa urbanistica e più in generale, illecita. Si consideri, sotto quest’ultimo profilo, che rappresenta pur sempre indiscutibilmente un illecito il realizzare e mantenere, senza il consenso del proprietario e per di più senza titolo edilizio, un immobile abusivo su suolo pubblico. In secondo luogo, l’interpretazione restrittiva della disposizione adottata dal tribunale si rivela vieppiù inesatta, considerando che in generale il provvedimento demolitorio, alla cui categoria generale appartiene, come species anche quello previsto dall’art.35 del D.P.R. n.380 citato, perseguendo la finalità obiettiva di ripristinare l’ordine urbanistico violato, ha natura sanzionatoria reale e dunque opera necessariamente, in via ambulatoria. Il che significa che può essere rivolta anche nei confronti del proprietario e/o del possessore del bene, ancorché non responsabili dell’abuso

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Caccia e animali. Natura giuridica degli ambiti territoriali di caccia 

Dettagli
Categoria principale: Caccia e Animali
Categoria: Giurisprudenza Amministrativa TAR
Pubblicato: 04 Marzo 2025
Visite: 617

TAR Molise Sez. I n. 55 del 24 febbraio 2025
Caccia e animali. Natura giuridica degli ambiti territoriali di caccia 

L’Ambito territoriale di caccia viene oggettivamente in rilievo in una veste pubblicistica, in qualità di soggetto espletante un’attività di pubblico interesse, e come tale è soggetto alla disciplina dettata in tema di accesso agli atti dagli artt. 22 e ss. della legge n. 241 del 1990 (segalazione e massima avv. M. BALLETTA)

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  • Aria.Natura permanente del reato di cui all'art. 279 comma 1 D.lgs.. 152/06
  • Ambiente in genere.Illegittimità delle proroghe delle concessioni demaniali marittime
  • Ambiente in genere.Differenze tra VIA ed AIA
  • Rifiuti.Legittimazione ad impugnare i provvedimenti autorizzativi relativi ad una discarica
  • Urbanistica.Demolizione e diritto all'abitazione
  • Ambiente in genere.Inefficacia proroga concessioni demaniali marittime
  • Elettrosmog.Impianti di trasmissione radiomobile e procedimento autorizzatorio
  • Urbanistica.Inammissibilità di autorizzazione sismica in sanatoria
  • Beni culturali.Questioni di legittimità costituzionale in tema di procedimento semplificato per beni di interesse culturale.
  • Urbanistica.SCIA e potere di autotutela 

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